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sabato 14 maggio 2011

Istanbul ed i suoi bazar

Ci svegliamo come al solito molto presto.

Mi affaccio dalla il panorama è incantevole anche se stamattina piove ma ho ancora impresso nella mia mente la sensazione provata ieri sera. Davanti il mare di Marmara, in lontananza le isole dei principi, alla mia destra la chiesa di Santa Sophia illuminata ed a completare lo spettacolo la colonna sonora dei Mujaheddin e la loro preghiera” sono in oriente”

Mi rendo conto che la giornata si prospetta abbastanza difficoltosa "piove" ma proprio tanto, incessantemente...all’orizzonte si addensano nuvoloni nerissimi. Abbiamo solo questi tre giorni quindi c'è poco da pensare , ci copriamo bene e si esce

Cartina alla mano ci avviamo verso L'Old Bazar primo appuntamento della giornata, poi proseguiremo per il mercato delle spezie.Ci affidiamo al nostro senso di orientamento, ormai affinato e iniziamo la salita verso il quartiere di Gedikpasa.

Attraversiamo un intreccio di vicoli dai marciapiedi poco solidi e scivolosissimi dove si affacciano decine e decine di botteghe di calzolai,negozi di scarpe e  pellami alternati a rosticcerie e ristorantini dove in enormi friggitrici cuoce qualsiasi alimento commestibile.

L'odore è intenso e pur essendo solo le nove del mattino mangiano tutti di gusto. Sinceramente per noi è troppo presto anche se un assaggio della cucina locale ci avrebbe sicuramente gratificato,forse un po di meno allo stomaco. Saliamo sotto una pioggia incessante e finalmente sbuchiamo sulla Ordu Caddesi ,una delle strade principali di Istanbul. Scavalchiamo una serie infinita di binari del tram e rischiando di essere investite dal flusso ininterrotto delle auto riusciamo finalmente ad entrare nell’Old Bazar tra una fiumana di persone che si strige in questo antro scuro che ingoia umani..una leggera sensazione di oppressione mi prende

Riusciamo faticosamente ad entrare in quello che nel passato era probabilmente un caravanserraglio, ci guardiamo stupefatte, mai visto un luogo dove potesse coesistere una tale quantità di negozi ordinati per merceologia e per grandezza.

Nel primo corridoio le gioiellerie, in mostra decine e decine di collane e giri d'oro ed argento tanto brillanti da ferire gli occhi e come in un girone dantesco si susseguivano negozi di tessuti, oggetti per la casa, abbigliamento, alimenti e chi più ne vuole più ne metta ,un labirinto. Ad ogni ingresso di bottega un commesso cercava di farti entrare con offerte e lusinghe, l’abbordaggio avveniva chiedendo la nazionalità o per meglio dire identificandoci come spagnole, al nostro diniego continuavano chiedendoci se fossimo Bergamasche”credo girasse qualche gruppo vacanze del nord”

Dopo ore ed ora in giro fra i negozi e tentativi di vendita confesso che eravamo frastornate e soprattutto poco lucide , se non fossimo uscite avremmo comprato qualsiasi cosa, un lavaggio del cervello continuo, il mercato è magnifico, unico nel suo genere e assolutamente da non perdere ma ci vuole tanta pazienza per visitarlo tutto. Riprendiamo la cartina e ci cimentiamo nella ricerca del famoso mercato delle spezie finendo in uno dei quartieri meno turistici di Istanbul.

C siamo ritrovate immerse in una cultura profondamente lontana dalla nostra, neanche volendo avremmo potuto vivere l’esperienza meno turistica che potevamo immaginare. Sotto la pioggia incessante camminavamo tra susseguirsi di negozi di biancheria intima da far invidia al quartiere a luci rosse di Amsterdam e vetrine di abiti coloratissimi, scollatissimi e cargianti in colori impossibili, negozi di stoffe e di alimentari, una casba all'aperto, per strada uomini sotto la pioggia a fare nulla e donnein abiti e capporti informi e neri  indaffarate a comprare, il capo coperto,qualcuna molto bella con gli occhi neri di kashal,altre in burca completamente chiuse al mondo



Mmi sentivo troppo osservata intimorita dai loro sguardi,mi sentivo circondata da un cultura lontanissima dalla mia,dal loro modo di vivere,non ero a mio agio, mi sono sentita oppressa

Sinceramente l'impatto non è stato dei migliori  e mi sono sentita felice di essere nata in occidente 


Continua a piovere e nelle strade in discesa i rivoli di acqua trasportavano qualsiasi cosa dando sinceramente una sgradevole sensazione, dalle friggitorie uscivano effluvi di frittura e nubi di grasso e come sempre gli  uomini senza fare nulla ai lati delle strade e sotto la pioggia e noi imperterrite con gli occhi puntati addosso, sembrava che ci spogliassero , continuiamo la ricerca del marcato delle spezie chiedere informazioni era praticamente impossibile in quel quartiere.

Ma finalmente dopo un’infinita serie di giri a vuoto troviamo l’ingresso del mercato,entriamo in un luogo da mille ed una notte, assolutamente fantastico, colori e odori si mischiavano in un caleidoscopio profumatissimo quasi da stordire ma assolutamente affascinante da non perdere assolutamente.

Ci fermiamo incantate ed in un attimo veniamo fagogitate in uno dei negozi dove un commesso in ottimo italiano ci mostra le spezie. ini 20 minuti abbiamo speso circa 50 euro di .... odori, sapori e colori ma è stato bellissimo, abbiamo acquistato l'impossibile, tè verde agli agrumi, al melograno, alla mela, pepe rosa, verde e bianco, i tipici dolcetti di gelatina con mandorle e pistacchi, una quantità industriale di spezie ora è in bella mostra ed inutilizzato sulle mensole della cucina a parte un delizioso e coloratissimo paio di babbucce che mi riprometto di usare durante l'estate ci siamo portate a casa un pezzo di Turchia dimenticando anche la stanchezza e quel momento di oppressione avuto qualche ora prima.

Fuori pioveva ancora tantissimo ma in quel mercato splendeva il sole

Tra i tanti negozi ci colpisce piccola pasticceria , assomiglia a quelle vecchie latterie di una volta, pochi tavoli e poca merce ma ci ispira fiducia e decidiamo di entrare a mangiare dei baklava.

Ci sediamo a sorseggiare un buon tè alla mela e ci godiamo i pasticcini ancora più buoni del solito, unico inconveniente gli altri avventori ,uomini, che ci guardavano sorridendo e commentando”  è un'altra cultura” ma a noi importa poco.

Arriviamo in hotel distrutte, bagnate e lievemente   intontite  dal freddo, decidiamo di riposare , stasera torneremo a  Tazkim...si va in occidente

Dopo un salutare riposo a piedi e gambe e dopo aver cercato di asciugare con il fon gli stivali bagnati usciamo dall'albergo,sotto la pioggia,fortunatamente pioggerellina Risaliamo verso la Ordu che è la strada di collegamento con buona parte della città,prendiamo il tram in modo rocambolesco, bisogna attraversare i tornelli passando il biglietto come per le nostre metropolitane.

Attraversiamo tutta la Ordu passando per Sultanhamet fino alla stazione marittima di Sirkeci Gari, dove la solita moltitudine di esseri umana salviva e scendeva dai battelli che attraversano il bosforo tra la zona occidenrale e quella orientale 

Il tram prosegue poi per il Ponte di Galata fino ad arrivare alla quartiere di Karakoy dove c’è la funicolore, sbagliamo fermata e sotto la pioggia per una buona mezz’ora continuiamo la ricerca fino a eguire il solito gruppo di persona che ci ha fatto intuire che avremmo trovato la stazione.
1 euro e cinquanta per 7 minuti di fermata in un trenino nemmeno particolarmente caratteristico, le nostre funicolari sono uno sballo al confronto.Scendiamo a Tunel che sta facendo buio  decidiamo di andare a piedi e di non prendere il caratteristico tram che attraversa tutta la Istiklal Caddesi fino a Tazkim, preferiamo camminare pochi passi ed entriamo......... in Occidente 

 

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