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Viaggiare è come sognare,la differenza è che non tutti al risveglio ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva la memoria della meta da cui è tornato

lunedì 9 febbraio 2015

Plaza de Espana

Lasciamo la piazza della Cattedrale dopo aver mangiato al volo un'insalata  e meno male poichè qualunque altro cibo avrebbe ulteriormente aggravato la fatica. I chilometri percorsi ed io il giro pomeridiano avrebbero fatto invidia al Cammino di Santiago.
Cartina alla mano continuavamo a girare per strade e viali nella speranza di percorcorrere il tragitto più breve verso la nostra meta. Camminavamo praticamente in una landa assolata ed in un orario in cui nessuno si azzarda a stare  per strada. Noi invece imperterrite  avanti verso la meta e creteteci le suole dei sandali si attaccavano all’asfalto.
Finalmente come in un miraggio davanti a noi la Plaza de Espagna alle due del pomeriggio  tanto bella quanto calda ed assolta Purtroppo alcuni lavori in corso ci hanno impedito di viverla in pieno con ruscelli e fontane e canali
Plaza de Espana foto Internet
La piazza ,delimitata dal più grande degli edifici costruiti per l’exposizion liberoamericana del 1929 è abbellita da una combinazione di mattoni e piastrelle della tipica tradizione Sivigliana le azuleje nelle


 sue forme più appariscenti. 

Il caldo non ci ha comunque impedito  di inscenare una piccola commedia a favore delle nostre foto ed affacciandomi da una delle balconate  splendidamente rivestita  mi sono immedesimata in Isabella di Castiglia che si nasconde civettuola dietro il suo ventaglio in attesa di Carlo V
non contente ed a rischio insolazione decidiamo per una visita alla  Plaza de Toros In venti tremendi torridi minuti di cammino giungiamo alla meta  in tempo per la visita guidata
Ascoltiamo affascinate la storia di Manolete, mitico torero che terminò la sua carriera e la sua vita tra le corna di un toro  Foto di rito e via verso l'albergo  A questo punto però la stanchezza ed il caldo avevano creato in noi una specie di stato di trance, un malessere  diffuso che ci avvolgeva la sensazione tremenda di essere in un forno. Alle cinque della tarda su un'avenida  dove all'orizzonte si alzava il classico tremolio  ed il spaccava pietre e testa credo abbiamo commesso una delle maggiori imprudenza  con un'incoscienza unica  Eravamo distrutte,a me girava anche la testa e  mi sentivo di svenire ma nessuna delle due voleva preoccupare l'altra quindi continuavamo ad andare avanti. Fortunatamente ci siamo imbattute in un giardinetto con qualche spelacchiato alberello  sufficienti però a fare ombra.Ci siamo sedute nella polvere sudate, impolverate,stravolte"non avevamo neanche la forza di parlare"
Mezz’ora di pausa, un’ultimo sguardo alla cartina e siamo ripartite. Altri due chilometri, mi sembrava di non arrivare più ma  siamo arrivate