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Viaggiare è come sognare,la differenza è che non tutti al risveglio ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva la memoria della meta da cui è tornato

lunedì 25 settembre 2017

Cusano Mutri Gole di Caccaviola... Adrenalina

Passeggiata programmata da tempo e sopratutto attesa da tempo, una di quelle escursioni nel quale la fatica ,l'impegno e la forza si amalgamano e diventano adrenalina allo stato puro.
Partenza da Cusano Mutri con Matese Escursioni un'associazione di guide professioniste ,preparate ed.....aggiungiamoci che sono pure bellissimi e simpaticissimi ragazzi abbiamo raggiunto il massimo.Con me stamattina  Sabrina e Nunzia. Arriviamo a Cusano in anticipo ma nel giro di poco più di mezz'ora il gruppo si compatta con  Antonio ed Anna ,tutto il resto del nucleo duro di costa delle sirene ed anche  i nuovi partecipanti. A fine escursione una parte di noi  resterà a dormire approfittando della sagra del Fungo Porcino ,io preferisco tornare ,sono a dieta e la sagra non lo consente e poi domani sento la necessità di una giornata per me..Saliamo su un pulmino dall'aspetto sconquassato, ci stringiamo e si parte. Iniziano i primi scherzi , i selfie i racconti le guide vengono fagocitate dal nostro entusiasmo; ho al sensazione che le loro  menti vengano attraversate da pensieri del tipo  "sti pazzi ci faranno passare una giornata d'inferno" e invece,.. siamo stati bravissimi Il percorso è pazzesco il pulmino sconquassato si arrampica su tornanti come un caterpillar.

Da un lato la montagna ed il rischio di sbatterci dall'altra il baratro, una situazione  allucinante. un solo coro di urla e strilletti fino a che è scattata, con la complicità di Anna, esperta di situazione di panico la canzone " tammurriata nera" che ha distratto tutti fino all'arrivo.
Ci accompagneranno nel percorso Valentino, Filippo, Marino , Giandomenico e  qualcun altro a supporto .Ci aiutano ad imbracarci, il tutto si svolge nel massimo della sicurezza e con totale assistenza. Si procede con un briefing per avere chiara la situazione corde, ganci e carrucole.  Foto di rito  con sorriso, casco e via verso la prima gola.
Non starò qua a raccontarvi passaggio per passaggio arrampicata per arrampica anche perche' non me lo ricordo , ma cercherò di trasferire quanto provato e vissuto lungo il percorso. Guardo il primo cavo di acciaio che ci dovrà sostenere e che scende verso la gola, mi prende un attimo di tensione scavalco un paio di persone e decido che dovrà scendere sempre tra le prime . la tensione dell'attesa potrebbe giocarmi cattivi scherzi e una volta iniziato non si torna indietro....neanche l'elicottero ti può venire e prendere.
Questa scelta però mi è costata le foto in discesa sulla teleferica in quanto giù praticamente c'era solo la guida. La prima discesa è assistita, chiaramente, fissata la carrucola al cavo d'acciaio viene agganciata una corda che la guida usa a supporto in modo da impedire che si prenda velocità eccessiva nella discesa. Ok vado aggancio, corda ,mani sulla carrucola  mai davanti
potrebbe tagliare, mai dietro la frizione sull'acciaio produrrebbe un'ustione violenta ... il panico.
Bisogna sedersi sull'imbraco e lasciarsi andare, ecco quello è il momento in cui ti chiedi... perche'  ti chiedi se l'emozione sarà tale ed il se il cuore reggerà, se la paura ti farò mettere le mani nel modo sbagliate se e....  parti urlando verso il basso. Arrivo praticamente in braccio a Marino che mi aggancia con le mani e mi sgancia dal cavo di acciaio. Sto tremando, l'emozione è forte, l'adrenalina a palla. Ma non ci si può fermare bisogna andare  lo spuntone di roccia è piccolo. Giù c'è già Filippo che ci attende, scendo con una corda a nodi mi sento tanto  Messner  anche se il tragitto è brevissimo ma l'orgoglio dell'impresa è tanto. Avanti... attraverso le rocce del greto del fiume praticamente in secca, troveremo solo alcuni punti dove l'acqua ha formato dei laghetti magnifici sui quali abbiamo volato attaccati ai cavi. Adesso c'è la prima parete e via con le lounge , termine tecnico per i ganci da cavo da parete, mai staccarli insieme sono la nostra sicurezza ..prima uno poi l'altro così fino ad attraversare tutta la parete. I piedi dove trovi presa ma  per il momento è semplice, c'è come un piccolo terrazzo dal quale in atteggiamento spavaldo ci facciamo fotografare attaccate ed appese al cavo in perfetta sicurezza a mezzo metro dal laghetto. Ancora avanti una nuova corda di acciaio , stavolta la pendenza è minore ma l'attraversamento è tra due pareti che sembrano vicinissime. aggancio, seduta, cuore che batte gambe alzate... vedo la parete di roccia a due millimetri dal mio corpo che viaggia in velocità, sposto il bacino nell'illusoria sensazione di allontanarmi ma sono i ragazzi che da su fanno in modo che non succeda nulla.. sto arrivando ammorbidisco le gambe stavolta si arriva in piano sul greto.Avanti ... ancora una parete breve e non difficile o almeno ormai così mi sembra sto acquistando sicurezza vado spedita anche se le mani mi fanno male, ho i guanti ma l'acciaio dei cavi fa male e sopratutto la forza che metto per reggermi si scarica nelle braccia. Fondamentalmente l'errore e caricare le braccia mentre dovrebbero essere le gambe e gli addominali a sostenerti ma l'impreparazione e l'adrenalina ti confondono.
Adesso c'è il primo passaggio non assistito in poche parole nessuna corda a supporto che regola la velocità si scende e basta. Fortunatamente il tragitto è tale che non si riesce ad acquistare un grande velocità , l'altezza è irrisoria sotto di noi acqua. ormai mi sento esperta mi siedo e scendo. Ancora un tragitto tra il greto del fiume in alcuni tratti supportato da corde dove potersi reggere per non cadere in acqua. Chiacchieriamo poco siamo tutti molto concentrati sui passaggi anche se le risate non mancano e sopratutto i ragazzi giocano con noi facendo si che la tensione si stemperi  Sono bravissimi anche in questo è un grande compito riuscendo con loro professionalità e simpatia a rendere il percorso divertente e armonico.
Valentino2 un mito2 ci racconta la storia delle formichine e di un grosso masso che si appoggia in equilibrio tra due pareti  per far si che possano passare da un comune all'altro" unico " Attraversiamo ancora un tratto di greto di fiume e qualcuno finisce con i piedi nell'acqua ma ci sta tutto e fa parte del gioco. Adesso si sale su di una parete bella tosta bisogna fare attenzioni alle mani i cavi di acciaio sono praticamente attaccati alla roccia devi inserire le lounge e le mani nei punti più larghi un 'impresa.
Una breve passaggio aereo non assistito con la difficoltà di doversi reggere al cavo e dare da soli la velocità tenendo le mani dietro la carrucola e frenando la discesa. Mi faccio forza sulle braccia sento la velocità e la voce di Marino che mi dice di rallentare fortunatamente il tragitto è breve e atterro praticamente su di una roccia che spunta dal costone, velocemente bisogna andare dall'altra parte della parete...alla cieca mettendo i piedi un po' a casaccio e reggendosi con le braccia, mi prende il panico non riesco più a muovermi,

Valentino prova a darmi le giuste indicazioni...lounge, cavi, mani corde non riuscivo a sentire niente solo la paura tremenda di farmi male le mani, il terrore, un attacco di panico. Valentino mi aggancia e mi porta dall'altro lato , sono bianca come un lenzuolo e tremo .Anna mi sta vicino e come al solito mi supporta facendomi coraggio , anche Marino  cerca di sollevarmi il morale raccontandomi di persone che si sono bloccate in situazioni molto ma molto più semplici. Ma davanti me la teleferica più lunga 100 metri di pendenza tutti di un fiato dovendo anche fare attenzione ad una roccia che crea un restringimento. Anna mi consiglia di scendere per prima, assolutamente si . Adesso lasciarmi andare è più difficile ma la bravura dei ragazzi e l'esperienza su situazioni difficili fanno in modo che la mia discesa  inizi molto lentamente ma......solo fino alla roccia poi.... lasciano che prenda velocità facendomi dondolare... urlo ma non di paura sto scherzando anch'io.... è passata. Aspettiamo gli altri e c'è chi arrivando racconta che il nostro amico Salvatore è scivolato ma le corde hanno impedito una rovinosa caduta sulle rocce. Ancora una camminata nel greto del fiume , grossi massi si intervallano a pietraie ,mi lascio scivolare arriviamo in uno slargo lontano dalle pareti e dal rischio caduta massi si fermiamo a mangiare. C'è un po di sole finalmente. Le gole sono umide e fa molto freddo l'adrenalina il resto. Un mezz'ora di relax e si riparte siamo quasi alla fine mancano ancora un paio di passaggi aerei e una parete "credo". L'ultimo tratto è abbastanza semplice o almeno così mi sembra, discese tranquille e varchi ampi L'ultimo passaggio , scatena tutto il mio rammarico per aver affrontato una situazione del genere in assoluto precario equilibrio. Inizio una giaculatoria del tipo "ma chi c... e ma vir che m....." ecc ecc alla Mara Maionchi per intenderci.

Sto scherzando ,rido e ridano i miei compagni di avventura tutti indiscutibilmente appesi alla parete. Ultimo 200 metri su pietre ... la strada e le macchine. Ci liberiamo dagli imbrachi e ci avviamo al paese non senza aver prima salutato, abbracciato , baciato i nostri magnifici ragazzi. Si va in paese la sagra sta per iniziare. Uno poco mi spiace di non restare ma ho bisogno di casa sono rientrata da poco dalla Sicilia. Prima di andare mi concedo una magnifica birra artigianale produzione Marino la" Iside " 5 gradi retrogusto amaro perfetta.
Ultimi saluti al gruppo che resta ed a quello che rientra  si torna a Napoli  pienamente soddisfatti di questa bellissima giornata e...

Un grazie particolare va ai ragazzi di Matese Escursioni che hanno saputo valorizzare un territorio spettacolare come il Matese e che con la loro professionalità ed allegria riescono a rendere queste giornate un momento magico ed emozionante A Valentino, a Marino a Filippo e Giandomenico, a Maria a Giulia ed a Mario impegnati nella sagra ma presenti in altre occasioni,come sempre un grazie immenso ad Antonio ed Anna che ci fanno trascorrere queste bellissime giornate ed a tutti i miei compagni di avventura

Foto Salvatore Verazzani, Marco Turcio, Antonio Cocozza e  buona parte del Gruppo Costa delle Sirene

lunedì 4 settembre 2017

Vesuvio ...per non dimenticare

E' trascorso circa un mese dagli incendi devastanti che hanno distrutto quasi del tutto l'ecosistema del Vesuvio "A MUNTAGNA NOST" L'associazione Costa delle Sirene in collaborazione con Trek Vesuvio decide per una escursione commemorativa sul vulcano saremo accompagnati daa alcuni giornalisti e da tanti di noi profondamente colpiti da quelle giornate di fuoco e fiamme . Ricordo ancora il senso di impotenza e l'angoscia nel vedere da casa mia il vulcano bruciare per giorni.
Appuntamento alla Valle delle Delizie, che di delizia in questo momento non ha più nella. Il gruppo si compatta in breve tempo anche se siamo in tanti , con molti camminiamo insieme da tempo rivedo anche alcuni amici dell'altra associazione e qualche volto nuovo. Antonio ed Anna le nostre sicurezze. Anna ha nel suo zaino ha una ginestra del Vesuvio la ripianterà nel bosco bruciato come simbolo di rinascita.
Il primo impatto  è devastante , si sale attraverso monconi di alberi carbonizzati, l'inizio dei trochi e tutto quello che è vicino alla radice è bruciato . I rami più alti non attaccati dal fuoco sono ricoperti da foglie secche ma non per l'autunno imminente ma dal colore sprigionatosi dal fuoco. Si cammina in silenzio ognuno preso dalle sue considerazioni. Non sento un solo cinguettio.
Ma l'aspetto più inquietante è la puzza di bruciato, ti circonda, ti avvolge, la senti nella pelle, si intrufola nei mie capelli  non mi lascerà per tutto il percorso e la porterò fino a casa
Prima tappa il largo Angelo Prisco , finanziere che provò da solo e sopratutto inutilmente a combattere i bracconieri della zona sacrificando la sua vita.
Attraversiamo la Valle dell' inferno e quale nome più appropriato in questo momento. Ancora cenere, puzza di bruciato scheletri anneriti che si stagliano verso il cielo azzurro un contrasto stridente di colori , il nero del fuoco, il bianco della fuliggine che copre tutto il sottobosco e.. l'azzurro di un meraviglioso cielo settembrino.
Un attimo di riposo sul largo della legalità così' chiamato per celebrare la nascita dell'Ente Parco.    
Ancora su  attraversiamo sentieri nei quali in primavera mi racconta un amico le ginestre invadono di giallo solare ogni cosa, sentieri nel quali gli odori ed i profumi ti inebriano ma adesso i cespugli sono tutti bruciati , secchi e l'odore è solo quello che ormai sento da due ore... bruciato... odore di bruciato.
Eppure lungo il percorso qualche cespuglietto verde si fa strada tra i rami carbonizzati  cespugli di robina  che se da un lato è una  piante infestante dall'altro in questo momento mi trasmette un senso di rinascita.Ci vorranno almeno due anni prima che lungo le falde  si ricreino ...forse ... le condizione di vita vegetale che tanto contraddistingue  il nostro vulcano. I licheni, le orchidee selvatiche i cespugli di mirto, lentisco e biancospino, la ginestra dell'etna importata per rimboscare la zona dove l'eruzione del 1906 e quella odorosa. Prima che la fauna ripopoli le falde e che il cinguettio di passeri cinciallegre e pettirossi si torni a sentire,  ma anche prima di rivedere volare poiane e gheppi barbagianni e  gufi e correre  conigli e lepri  e tutta la flora e la fauna " ra muntagna nost "  Dietro una madonnina miracolosamente scansata al fuoco Anna decide di piantare la ginestra sarà il simbolo della rinascita. Mi perdo il momento non so perchè fortunatamente le foto mi saranno di supporto.
Continua la salita verso un picco di lava dal quale si domina tutta la valle a perdita d'occhio fino ad abbracciare in un solo sguardo i monti del Partenio, i Lattari ed il mare, un punto di vista incantevole. 
Ancora in salita alla fine avremo percorso tra andata e ritorno 14 km e circa 700 metri di dislivello. Arriviamo al rifugio Imbò dove scatta il momento cibo, l'intenzione sarebbe stata  quella di riscendere verso la piana della legalità ma è ormai quasi ora di pranzo e come al solito la fame, dopo le salite, diventa impellente.
Riusciamo a sistemarci tutti sui tavoli a disposizione dei visitatori e li occupiamo siamo in tanti. 
Momento di relax e di chiacchiere più lievi. Il percorso è stato impegnativo non tanto per difficoltà quanto perchè emotivamente forte. Pensare alla distruzione ma sopratutto a tutti gli animali impazziti dalla paura che scappavano in cerca di riparo ed a quelli intrappolati della fiamme arsi vivi mi ha accompagnato lungo tutto il percorso lasciandomi una grande senso di angoscia. 
Risate, scherzi battute e cibo e mi  chiedo come mai oggi non sono spuntati i dolci ed il  vino, sarà che  siamo tutti reduci dagli stravizi dell'estate e stiamo provando a contenerci ? Credo proprio di si 
Un'oretta di riposo e si riparte la strada è la stessa all'incontrario e ci fermiamo nuovamente al largo legalità dove alcuni esperti del luogo nonchè valontari  ci raccontano degli incendi ,delle responsabilità e di tutte le problematiche legate al disastro come lo spopolamento faunistico della zona per la mancanza di cibo nel sottobosco  ormai inesistente




Alcuni di noi  in particolare chi è della zona o comunque fa parte di associazioni di tutela legate al territorio  sono saliti in più occasioni a lasciare cibo e acqua per gli animali  Ci offriamo tutti di essere di aiuto in qualsiasi modo come associazione e come singoli perchè non possa succedere più o per almeno per arginarne i danni.
Riscendiamo verso la valle delle delizie e verso le macchine. Il sentiero è morbido ed invoglia a camminare veloci. Sono fondamentalmente una persone molto comunicativa ma adesso ho bisogno di restare con me per un poco. Aumento il passo o forse lo rallento non so e poi...un odore di pini intenso mi avvolge , il primo odore diverso da quello di bruciato della giornata mi guardo intorno macchie verdi sempre più intense , ai lati della strada cespugli di ginestre integre, qualche fiore e la robinia come sempre. Sento quel profumo e sorrido forse ci vorrà un poco meno di due anni non vedo l'ora di tornare quando le falde del vulcano saranno fiorite  per vedere e sentire quello che mi hanno raccontato gli amici. 
Arriviamo alle macchine molti di noi salutano ma il solito nucleo duro decide per una sosta al bar ad Ottaviano dove pare ci siano le migliori sfogliatelle del mondo. La pasticceria è ancora chiusa e si decide per un sostanzioso aperitivo con le prime 4/5  birre accompagnate da patatine. Finalmente la saracinesca del locale si alza e ci precipitiamo d acquistare tutte le sfogliatelle rimaste. Ce le godiamo in un miscuglio di dolce salato ed alcolico ma alla gola ed alla fame non si comanda.


Si rientra e il pensiero va ancora  al Vesuvio ,che sovrasta il paese di Ottaviano, speriamo che questa sia l'ultima volta in cui mani assassine lo devastano

Foto a cura del gruppo Costa delle Sirene  e web